SOCIAL CARD: meccanismo complicato e pochi i benefici concreti
In tempi di crisi, come quella che stiamo vivendo e che non accenna ad allentare la presa, una amministrazione comunale si trova impegnata a ricercare le risposte più adeguate e concrete per le necessità crescenti dei suoi concittadini. Nonostante i pesanti tagli del Governo nei trasferimenti, ampiamente documentati nei quotidiani proprio in questi giorni (si veda “Il Mattino di Padova” di lunedì 15.02 ad esempio), ci adoperiamo per attivare tutte le possibili forme di sostegno ed anche per valutare e segnalare eventuali opportunità. Per questa ragione abbiamo cercato di capire com’è andata l’esperienza di un anno di social card, o Carta Acquisti, per renderci conto con cognizione di causa della validità o meno di questa iniziativa. Purtroppo, da una semplice analisi di costi e benefici, siamo giunti all’amara conclusione che si è davvero persa un’occasione per dare concretamente una mano a chi si trova in difficoltà. Ma prima delle considerazioni, facciamo parlare i numeri, quelli che abbiamo potuto reperire, con qualche difficoltà, a livello nazionale e quelli del nostro Comune di Cadoneghe.
“La social card è una carta di pagamento elettronico con ricarica mensile di 40 euro, utilizzabile per il sostegno della spesa alimentare e dell’onere per le bollette della luce e del gas” spiega l’Inps sul suo sito. E’ stata pensata per i cittadini con oltre 65 anni e per le famiglie con figli piccoli (fino a 3 anni) che abbiano un reddito Isee (Indicatore della situazione economica equivalente) fino a 6.000 euro annui, non più di una casa, non più di un’auto. Per chi ha più di 70 anni, la soglia di reddito Isee che dà accesso alla carta acquisti è fino a 8.000 euro annui. Per il 2010 questi limiti sono stati leggermente ritoccati all’insù, rispettivamente 6.235,35 e 8.313,80 euro. Nel caso di più figli sotto i 3 anni, gli accrediti si sommano. La si può utilizzare per pagare le bollette di luce e gas e per comprare prodotti alimentari nei negozi convenzionati (che in realtà sono pochi, meno del 5% ha aderito all’iniziativa, forse per la paura dei tempi molto lunghi, in media 200 giorni, di rimborso da parte dello Stato).
Per il 2010 vi è il nuovo obbligo di ripresentare dichiarazioni Isee e domanda per la carta ogni 2 mesi.
I beneficiari, secondo le stime iniziali del Ministero dell’Economia, dovevano essere 1 milione 300 mila in realtà, rispondendo ad una recente interrogazione in Commissione Bilancio della Camera, il Governo ha ammesso che “alla data del 20 gennaio 2010, i cittadini beneficiari e utilizzatori della carta acquisti ammontano complessivamente a circa 450.000” (425.000 dati Inps). La previsione di spesa, sempre del ministro Tremonti, era stata di 450 milioni di euro, ma dai dati Inps siamo a 200 milioni di euro (40 euro al mese per ciascuna richiesta). Motivo: molte domande sono state respinte per il mancato rispetto dei limiti di reddito richiesti dalla normativa, per l’incompletezza dei dati o per la loro non veridicità. Ma anche la farraginosità del meccanismo ha contribuito a decretarne lo scarso successo. LEGGI IL TESTO COMPLETO »